Composizioni musicali create con registratori e nastri magenitici utilizzando vari tipi di fonti sonore sia elettroniche che naturali. Le prime esperienze sono iniziate contemporaneamente in Europa e negli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale.
Vengono utilizzate varie tecniche per produrre questa musica, tra cui il montaggio, il loop, l'eco, la sovrapposizione di suono, il feedback (retroazione), la modifica della velocità di lettura. Al giorno d'oggi tutte queste tecniche possono venire simulate con le tecniche di editing digitale. (Fonte - Barry Truax Handbook for Acoustic Ecology CD-ROM Edition. Cambridge Street Publishing, 1999 - CSR-CDR 9901).
[Il nastro magnetico] è il mezzo usato più comunemente per la registrazione del suono. È realizzato in vari formati (principalmente di 1⁄4, 1⁄2 e 1 pollice) e spessori per differenti scopi, che oggi includono anche la registrazione video. Il nastro è ricoperto di un'emulsione di ossido che quando è esposta alle variazioni di campo magnetico dalla testina di un registratore si modifica adattandosi a tali variazioni cosicché ogni particella dell'emulsione ha il suo campo magnetico, la cui direzione e intensità indicano l'intensità e la frequenza del suono. Le velocità standard a cui i registratori riproducono il nastro sono 30, 15, e 7 1⁄2 pollici al secondo per l'uso professionale e 7 1⁄2, 3 3⁄4, 1 7⁄8 pollici nel normale uso. Nel nastro possono trovar posto 1, 2, 4 o più tracce di informazioni sonore.